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Tutti i santi giorni – conferenza stampa a Roma

05/10/2012 | News |
Tutti i santi giorni – conferenza stampa a Roma

Anteprima romana questa mattina per Tutti i santi giorni di Paolo Virzì che del film è anche sceneggiatore insieme a Simone Lenzi e Francesco Bruni. Liberamente ispirato al romanzo “La generazione” di Simone Lenzi, il film racconta la storia d’amore tra Guido, timido e coltissimo ragazzo appassionato di lingue antiche e di santi che si guadagna da vivere come portiere di notte di un hotel, e Antonia, aspirante cantautrice siciliana impiegata in una società di autonoleggio. Una commedia romantica ambientata nella Roma di oggi che ruota attorno a un amore forte che viene complicato dal desiderio ostinato di un figlio.
Alla conferenza stampa seguita alla proiezione erano presenti il regista, l’autore del romanzo cui il film è ispirato nonché co-sceneggiatore del film Simone Lenzi (che è anche cantate della band rock dei Virginiana Miller), i due interpreti principali Luca Marinelli e la cantante Thony (al secolo Federica Victoria Caiozzo autrice anche delle musiche del film), Paolo Del Brocco A.D. di RaiCinema produttore del film e Andrea Giusti di Monte dei Paschi di Siena, produttore associato.
Presenti in sala, gli altri interpreti che Paolo Virzì non ha mancato di ringraziare tra cui Micol Azzurro e Claudio Pallitto (che interpretano la coppia “coatta” vicina di casa di protagonisti), Franco Gargia (che veste i panni di un ginecologo vecchio stampo), Giovanni La Pàrola (il batterista Jimmy nonché ex fiamma della protagonista) accompagnato dal simpatico cane Rivolta.
Il film uscirà nelle sale in circa 300 copie il prossimo 11 ottobre.  

La prima domanda è per Paolo Virzì. Cosa ti ha colpito del libro e cosa hai cambiato realizzando il film?
Paolo Virzì: Del libro di Simone Lenzi mi ha colpito il tema struggente, lo sguardo ironico e raffinato, e ho percepito, dietro al tentativo dei due protagonisti di avere un bambino, una struggente storia d’amore. Più dei temi a me interessano le persone. Nella volgarità di questo mondo questa giovane coppia che vive una travagliata storia d’amore somiglia a qualcosa di veramente autentico dove si percepisce la verità dei sentimenti. Abbiamo cambiato tante cose, soprattutto il personaggio di Antonia che abbiamo nettamente ampliato, il film infatti sposa il punto di vista di tutti e due i giovani e non solo di Guido come nel libro. Ci interessava molto la verità di questo sentimento.

Una domanda per Simone Lenzi, autore del romanzo e co-sceneggiatore. Cosa pensi dell’adattamento del libro al quale peraltro hai contributo?
Simone Lenzi: Forse non è neanche un adattamento ma sono soddisfatto di aver scritto qualcosa che è stato di stimolo per fare qualcosa di diverso. Io ho scritto un romanzo “di parola” con pochissimo plot su una coppia che vuole avere un figlio. Siamo partiti dall’emotività che c’era dietro a questa storia e Paolo ne ha fatto un bel film.

Per Paolo Virzì. Secondo te quanto questa coppia è verosimile nella realtà? Sono due figure reali queste, che nella realtà potrebbero veramente innamorarsi? Soprattutto Guido sembra il personaggio meno verosimile.
Paolo Virzì: Invece lui è il personaggio più vero ma siamo talmente disabituati a vedere e a percepire la realtà intorno a noi, che abbiamo disimparato a percepire personaggi come questi. Ogni giorno esistono una galleria di maschere grottesche di cui parlano i media (come la vicenda di Fiorito-Batman di cui si è parlato tantissimo negli ultimi giorni) ma ci sono anche i Guido e le Antonia. Sono convinto che in queste nostre periferie ci siano tanti Guido e Antonia, certo, è vero, ci sono anche tanti Marcello e Patrizia (la coppia di vicini di casa coatti, ndr.). Ma anche il fatto che i due protagonisti siano due personaggi eccentrici è un elemento di anomala verità. Insomma, Guido e Antonia esistono.

A proposito di paradossi. C’è nel film la volontà di mettere alla berlina la categoria dei medici? E poi, il personaggio della vicina di casa è ispirato a Micaela Ramazzotti?
Paolo Virzì: Abbiamo raccontato due tipi di medici, uno diverso dall’altro. Il primo ginecologo è un medico tradizionale, noto come il ginecologo del papa, che si comporta in modo molto italiano e arriva dalle pagine del libro di Simone. E’ un ginecologo che non si rivolge alla donna ma sempre al marito. Ma c’è anche un’altra faccia, un altro tipo di medico, la ginecologa più moderna del Centro per la Procreazione Assistita che guarda Antonia negli occhi, le si rivolge in modo brusco ma schietto. Non sono categorie messe alla berlina ma sono esempi di come si fanno incontri diversi nel mondo della medicina. Ed è bravissimo Franco Gargia a conferire questa “solennità trombona” al suo ginecologo, il professor Savarese.
Sulla seconda domanda, rispondo che Micaela quando ha visto il film in realtà si è identificata con Antonia riferendosi a questo tipo di intimità che c’è tra noi come tra Antonia e Guido. Ma Micaela riesce a infondere ai suoi personaggi una passionalità popolare forte. Immagino che ci si stia riferendo al personaggio che interpretava in Tutta la vita davanti, ma lei è un’attrice e ha fatto molte altre cose.

Lo sguardo su Roma è forse un po’ ingeneroso, è una Roma cattiva, feroce quella del film?
Paolo Virzì: Può darsi, ci sono tante Rome nel film. Un primo paesaggio è quello della Roma tradizionale tutta cupole che sembrano le mammelle di una donna, la città opulenta. Un secondo paesaggio è quello contemporaneo di Acilia dove vivono i personaggi e che ha tante facce: il personaggio di Marcello è un sciagurato, infantile che non vuole prendersi le sue responsabilità e sua moglie Patrizia fa tenerezza. Mentre Guido è l’uomo più mite e pacifico che c’è, che però viene scambiato per un equivoco, per uno che va a fare a botte. Io non sono manicheo, non credo che una città sia solo feroce o cattiva, una città come Roma è complessa e difficile da raccontare. Io ci ho girato tre film e tutte le volte mescolando cose contrapposte. Roma ha una bellezza che ha qualcosa di inquietante.

Perché ti è venuta voglia di raccontare una storia d’amore dopo film molto intensi e dai temi forse “più grandi”?
Paolo Virzì: Ho cominciato a fare il regista con la storia di una giovane coppia senza figli nel film La bella vita, una storia d’amore infelice. Quello che mi è sempre interessato è raccontare vicende umane, ho sempre cercato di evitare che, trattando temi, questi diventassero il cuore del film. I film per me sono essenzialmente il racconto delle vite delle persone. In questo film racconto tante cose: la medicina moderna, il tema delle fecondazione assistita, la sottovalutazione delle capacità dei giovani. Il protagonista è un ragazzo colto esperto di lingue antiche e di martiri proto-cristiani che fa il portiere di notte e questa cosa la diamo come già acquisita, e cose se la bomba fosse già scoppiata. La cosa più importante del film mi sembra la sua capacità di emozionare, suscitare questo sentimento di “sentire insieme”. Da spettatore ho amato moto un film di Mike Leigh Another Year , un film che si distingue per la grande semplicità della narrazione umana. C’è poi anche una componente un po’ egoistica: quando un regista fa un film è costretto a frequentare i suoi personaggi a lungo e io ho scelto di passare due anni di vita con due persone che mi piacevano.

Come hai scelto i tuoi attori?
Paolo Virzì: Cercavamo la semplicità, una sensazione di verità e autenticità. Per il ruolo di Antonia cercavamo un’attrice che portasse anche le sue canzoni. Abbiamo trovato tre o quattro cantanti navigando nella pagina MySpace e abbiamo contattato questa misteriosa songwriter Federica Victoria Caiozzo in arte Thony. Ho avuto paura che fosse un po’ matta, aveva anche suonato in un piccolo club di Livorno che conosco e sapevamo che le sue canzoni erano “ganzissime”, abbiamo parlato con lei e abbiamo scoperto una persona straordinaria per nulla interessata a fare un film, ha portato molta emotività nel personaggio.
Per quanto riguarda la scelta di Luca Marinelli ci ha conquistato per la sua dolcezza, emotività e bellezza. E’ un ragazzo che nella vita legge soltanto “La settimana enigmistica” e ha fatto finta di essere un latinista (ride). Lo avevo visto nel film di Saverio Costanzo La solitudine dei numeri primi e ne L’ultimo terrestre di Gipi dove vestiva i panni di un trans e poi l’ho apprezzato a teatro nel Sogno di una notte di mezza estate per la regia di Carlo Cecchi. Sono convinto che diventerà uno dei talenti principali del prossimo cinema italiano.
E poi i due sembravano stare molto bene insieme ma non sappiamo cosa sia successo nella realtà!

Thony: Ho conosciuto Luca la seconda volta che ho visto Paolo. Ho avuto l’impressione che il ruolo di Guido sarebbe stato difficile e atipico, ma quando abbiamo provato a fare una scena gli ho creduto. Ero stupita di fare l’attrice, non l’ho mi fatto e non ho mai pensato di farlo. Ma Paolo e gli altri mi hanno convinto di potercela fare.                      

Una domanda a Simone Lenzi sul personaggio di Antonia. Quanto è nato da te e quanto da Virzì?    
Simone Lenzi: Nel romanzo il personaggio di Antonia è sfiorato, si capisce com’è solo di riflesso da Guido, dal modo in cui lui la racconta. Quello che c’è di nuovo nel film è lo sviluppo del personaggio femminile ma nella sceneggiatura le parti a cui ho collaborato di più sono quelle dei medici, il personaggio di Antonia è più opera di Paolo.

Per Paolo Virzì. Stai ripercorrendo di nuovo il tema dei giovani nel periodo di crisi in cui si trova l’Italia come già in Tutta la vita davanti?
Paolo Virzì: Il tema non diventa prevalente nel film come motivo narrativo, mi sembrava più significativo darlo ormai come assodato anche se non per questo meno tragico.

Elena Bartoni

 


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